Nuova edizione - n° 70 del 21 settembre 2009
Appunti per l'agenda di COM.Lab 2009

"Eppur si muove" verrebbe da dire con Galilei osservando i miglioramenti di quella pubblica amministrazione che in quest'ultimo ventennio ha cercato e praticato il cambiamento.

La modernizzazione degli uffici, la semplificazione amministrativa, l'innovazione tecnologica là dove si è riusciti a realizzarle, hanno davvero migliorato le prestazioni, dato maggior qualità ai servizi, semplificato le procedure.

Così che oggi, quelle stesse amministrazioni, sono in grado di meglio affrontare la crisi economica e di sostenere  davvero le parti più deboli  delle loro comunità.

Lo stesso passaggio da informare a comunicare è stato accelerato laddove si è stati capaci di impedire agli URP di trasformarsi in mediocri uffici informazione e reclami e gli si è fatti davvero battistrada di un nuovo modo di praticare le relazioni tra amministrazione e cittadini.

Sino al 1993, anno della normativa largamente inascoltata, che imponeva all'intero sistema pubblico di dotarsi di questa nuova struttura, la pubblica amministrazione aveva affidato la propria strategia di cambiamento a norme e regolamenti  il cui limite era e rimane quello di non coinvolgere dipendenti e cittadini in un grande progetto in cui ciascuno è chiamato ad assumere ruoli e responsabilità nuovi.

Con il decreto legislativo del 1993 e con gli atti successivi anche la comunicazione veniva interpretata non più come una delle tante tecniche più o meno scopiazzate dal sistema privato ma come un originale strategia capace di essere utile, allo stesso modo, sia al cittadino che alle Istituzioni.

Nel 2000 sarebbe poi arrivata la legge 150 e si sarebbe avviata una modernizzazione attraverso un'ampia diffusione delle nuove tecnologie.

Ma purtroppo molti siti e reti civiche sono rimasti al palo delle buone intenzioni, espressioni di volontà individuali o, peggio, di progetti improvvisati.

Promesse di una nuova stagione di relazioni e servizi che non è mai sbocciata.

Sono mancate non solo  norme precise, investimenti economici adeguati e risorse umane preparate, ma anche volontà politiche, programmi di sviluppo e efficacia burocratica.

La capacità di dare risposte adeguate, di favorire l'utilizzo delle tecnologie, di restituire forza e sostanza alla comunicazione sono oggi gli elementi che fanno la differenza tra un professionista della comunicazione e uno che esprime un generico interesse per la comunicazione pubblica.

Non sarà un caso che URP, nuove tecnologie, legge 150, siano tenuti in scacco o centellinati quasi sempre da apparati burocratici necrotizzati.

Inutile buttarla in politica come qualcuno cerca di fare: sinistra e destra non centrano niente.

Casomai il problema è l'eterno conflitto tra vecchio e nuovo che investe parti importanti dell nostro sistema economico, amministrativo e sociale.

Anche per discutere di questo il 14 e 15 ottobre aspettiamo a Bologna i comunicatori pubblici e tutti quei colleghi per i quali il cambiamento non è un monumento di belle parole ma un agire coerente e un lavoro quotidiano.



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