Nuova edizione - N° 82 del 14 aprile 2014
La gestione associata delle funzioni comunali: una opportunitą

Le forme in cui gli Enti locali hanno sperimentato, nell'ultimo trentennio, la gestione associata delle loro funzioni propone una grande vastità di soluzioni disponibili. Possibilità che, se adottate, potrebbero generare forti risparmi nella finanza pubblica, stimabili in più di 18 miliardi di Euro.
Se dalla previsione giuridica e dalla teoria, però, si passa a considerare le pratiche effettive, si deve riconoscere che il grado di utilizzo degli istituti previsti dalla legislazione è ancora relativamente limitato.

A partire dal 2013, la cosiddetta spending review, prevista dal D.Lgs 95/2012, ha istituito per i Comuni minori (quelli al di sotto di 5.000 abitanti) l'obbligo di gestione associata di almeno tre delle loro funzioni. Un vincolo che interessa 5.702 Comuni sparsi su tutto il territorio nazionale, per un totale di circa 10 milioni di abitanti, e che impone loro di giungere alla condivisione integrale di tutte le competenze nel corso del 2014.

Una recente ricerca dell'Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, condotta su circa un terzo delle gestioni associate oggi formalmente attive, mette in luce una situazione fortemente frammentata. Gli Enti interessati sembrano aver assunto prevalentemente un atteggiamento difensivo, limitandosi ad adeguarsi alle prescrizioni in modo burocratico, senza cogliere invece le opportunità offerte dalla Legge.
Oltre la metà dei Comuni (60%), infatti, ha scelto la gestione associata solo per tre funzioni, la soglia minima imposta dallo Stato centrale. L'interpretazione minimalistica è confermata dalla scelta prevalente di includere nella gestione associata le attività che già prevedono, per loro natura, una competenza territoriale vasta (Protezione Civile, gestita in forma associata da due terzi degli Enti e, a seguire, Polizia Locale, Catasto e Servizi Sociali).

Dalla ricerca emerge inoltre come non vi sia un orientamento omogeneo relativo alla scala dimensionale per un numero di abitanti, con il risultato che la distribuzione delle forme associative appare del tutto casuale ed è spalmata, con una frequenza statistica vicina al 20%, fra tutte le 5 fasce individuate dalla Ricerca, dai 5.000 fino agli oltre 50.000 abitanti.
Si evidenzia quindi che gli Enti stiano procedendo per lo più in maniera incerta e che i risultati più significativi siano quelli ai quali ha contributo il supporto attivo di Enti sovraordinati. Anche in questo caso, tuttavia, si tratta di esperienze segnate da una forte discontinuità territoriale e condotte a macchia di leopardo lungo la Penisola.
Le gestioni associate hanno dimostrato sul campo di essere in grado di generare vantaggi effettivi rispetto alla gestione autonoma delle funzioni comunali. Se è vero che, generalmente, i benefici si concretizzano nel corso di un trienno - il tempo necessario, cioè, per l'assestamento dei processi derivanti dalla gestione associata - e che la maggior parte degli Enti si trova quindi oggi ancora in una fase "progettuale", è anche vero che già nella fase atttuale si stanno manifestando significativi miglioramenti delle performance.
Un'altra percentuale degli Enti (79%) ha avuto la possibilità di operare un confronto e di fare riferimento ad un benchmark sulle strutture dei processi, in grado di garantire una maggiore standardizzazione e una migliore omogeneità procedurale. E' proprio questa revisione dei processi di lavoro che abilita il raggiungimento di vantaggi concreti. In oltre la metà dei casi (55%), gli Enti hanno fatto registrare interessanti risparmi nei costi di produzione, mentre si realizzano economie anche sotto il profilo dei tempi (51% dei casi) e della possibilità di recuperare tempo-uomo da dedicare ad attività diverse (41%dei casi). Le gestioni associate, infine, mostrano anche rilevanti potenzialità per lo sviluppo, consentendo di effettuare investimenti in misura maggiore (76% dei casi).

Dalla Ricerca dell'Osservatorio eGovernment si possono trarre alcune considerazioni di rilievo a supporto delle strategie di associazionismo. Innanzitutto emerge come vi sia un legame molto stretto fra il numero degli Enti coinvolti e quello degli abitanti amministrati, quindi tra la dimensione organizzativa dalla gestione associata e le performances realizzate, in termini di tempi e di costi.
Questo legame però può assumere un segno positivo solo a condizione che le diverse forme di aggregazione non si riducano a delle sommatorie disordinate di ruoli e funzioni. E' invece essenziale che le aggregazioni possano avvenire sulla base della strutturazione di processi di programmazione, monitoraggio e controllo che identifichino e assegnino in modo chiaro gli obiettivi ai ruoli di responsabilità, lasciando poi a chi li ricopre il giusto livello di delega per il conseguimento degli obiettivi identificati.

A differenza di quanto accade in un singolo Ente dove si determina una relazione quasi univoca fra Amministrazione e figure gestionali, nella rete di Enti che fanno parte della gestioni associate, questi rapporti, invece si moltiplicano, ampliandosi la complessità dei processi.
Tra i vantaggi più significativi delle gestioni associate si registrano i benefici nei confronti dei principali portatori di interesse.

I dati della ricerca evidenziano ancora una volta il forte legame fra l'esperienza accumulata nei processi di associazionismo e le nuove modalità di programmazione concertate e come queste siano in grado di sviluppare servizi più trasparenti (90% dei casi) e, conseguentemente, di aumentare la credibilità complessiva dell'Ente.
Riscontri positivi che derivano dal miglioramento dell'operatività delle strutture e che si concretizzano in un servizio migliore erogato all'utenza (43% dei casi), in una maggiore semplicità di accesso e nella riduzione dei tempi di risposta (39% dei casi).

Dal punto di vista delle imprese, la possibilità di mettere a sistema le competenze diffuse nelle P.A. Locali permette di avere un'interfaccia composta da persone focalizzate sui bisogni dell'Ente e a conoscenza dei trend dell'offerta di mercato, così da consentire alle imprese di sviluppare un'offerta maggiormente coerente con i bisogni dell'Amministrazione (84% dei casi).

Tratto da "Pionero", Claudio Russo



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