Il futuro è oggi
Lunedì 21 giugno si terrà a Roma l’assemblea nazionale dell’ Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
Si tratta dell’annuale appuntamento di tutti gli iscritti che quest’anno cade in un momento particolare della vita associativa e non solo.
Siamo nel ventesimo anniversario di costituzione dell’Associazione, all’indomani del ritorno nella sua sede naturale di Bologna di COM-PA, il Salone della Comunicazione Pubblica, dei servizi al cittadino e alle imprese e a meno di un anno dal rinnovo delle cariche elettive previsto nella primavera del 2011.
Questi tre momenti rappresentano la sintesi conclusiva di un percorso e di una linea di azione che ritengo si debba avere la volontà e la capacità di confermare ma anche di aggiornare in alcune sue parti.
La realtà ci dice che molte delle buone motivazioni delle origini non reggono più alla quotidianità e alle trasformazioni in atto.
I nostri padri fondatori anche se qualcuno pretenderebbe di spiegarci che siamo figli unici e di un solo genitore, intendevano far uscire la comunicazione pubblica dal cono d’ombra in cui era stata precipitata e, troppo spesso, costretta a barcamenarsi tra pubblicità e propaganda.
Credo che dopo un inizio eccessivamente elitario, siamo riusciti a rimettere sulla giusta carreggiata l’idea delle origini e l’abbiamo perseguita con onestà e coerenza sino ad oggi.
I risultati hanno nomi noti: valorizzazione degli uffici stampa, nascita delle facoltà di Scienze della comunicazione, master e alta formazione, grande sviluppo degli URP, approvazione della legge 150.
Lasciamo ai farmacisti della comunicazione il bilancino per misurare il nostro ruolo. A noi basta ricordare che se non ci fosse stato il nostro lavoro e il nostro impegno, di comunicazione pubblica si sarebbe parlato poco e male.
Oggi, pur tenendo conto delle misure economiche che stanno per abbattersi quasi esclusivamente sul sistema pubblico nazionale e locale, bisogna interrogarsi di nuovo, pensare a obiettivi e strategie diverse.
La comunicazione pubblica serve? E se serve a cosa serve?
Questi due interrogativi sono tornati drammaticamente di moda.
Inutile qui e adesso analizzare i motivi ed interrogarsi se davvero questa disciplina avrà un futuro o verrà ingoiata nelle paludi burocratiche.
Forse abbiamo idee diverse ma certamente non mancano le sedi opportune dove discuterle.
Nel mio lungo stare nell’Associazione ho sempre cercato di difendere il lato debole dello schieramento associativo, vale a dire i colleghi che stoicamente resistono nelle trincee della comunicazione in Istituzioni spesso più attente all’immagine che ai contenuti e gli studenti e i neo-laureati in Scienze della comunicazione che entreranno in un mondo, quello pubblico, in cui poco o niente si è fatto per accoglierli.
Non so se ci sono sempre riuscito e se tutti hanno compreso la vera posta in gioco. Vedo che persino le vicende legate a COM-PA hanno fantasiose chiavi di lettura e scarsa consapevolezza dell’attacco sferrato contro l’attuale gruppo dirigente.
Comunque è da qui che l’Associazione deve ripartire se vuole rinnovarsi e avere un ruolo che non si limiti a qualche presenza oratoria in esangui convegni di cui si perdono motivazioni e risultati nell’arco di qualche settimana.
Questa discussione che mi auguro prenda l’avvio con l’Assemblea nazionale del 21 giugno, dovrà definire anche le caratteristiche dei nuovi gruppi dirigenti e darsi strumenti per garantire che nessuno venga lasciato solo a difendere la nostra linea strategica.
Che questo necessario ripensamento proceda poi con giovani o con anziani, non mi riguarda per molti motivi.
Così come non ho mai partecipato al dibattito pubblico-privato non parteciperò a quello giovani-anziani.
Mi auguro solo che, come abbiamo sempre fatto in tutti questi anni, restino fuori dalla nostra porta egocentrismi ed opportunismi di cui nessuno sente né la mancanza né il bisogno.
Alessandro Rovinetti, Segretario generale dell'Associazione "Comunicazione Pubblica"
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